Alfredo Cospito rischia di morire in carcere. L’anarchico in pericolo di vita dopo lo sciopero della fame, contro il 41-bis.
01/31/2023Dopo 10 anni in carcere e 100 giorni di sciopero della fame, le condizioni di salute di Alfredo Cospito stanno peggiorando. L’avvocato del leader anarchico ha chiesto di rivedere la misura, ma la Cassazione ha fissato l’udienza per il 20 aprile. «In quella data sarà morto», ha detto il suo medico di fiducia. Intanto proseguono le azioni dimostrative in suo sostegno, a Milano, Roma, Torino e Sardegna.

Dal 19 ottobre dello scorso anno, Alfredo Cospito è in sciopero della fame per protestare contro il regime di 41-bis che gli é stato inflitto con l’ accusa di aver inviato all’esterno inviti a compiere atti terroristici. L’ anarchico abruzzese ieri, lunedì 30 gennaio, é stato trasferito dal carcere di massima sicurezza di Sassari “Giovanni Bachiddu” alla casa di Reclusione di Milano Opera.
“Cospito sarà ricoverato nel padiglione del Servizio assistenza intensificata del carcere di Opera, in considerazione del suo stato di salute”, ha spiegato l’avvocato Flavio Rossi Albertini. La struttura circondariale di Opera, infatti, é destinata ai i detenuti affetti da gravi patologie.
Il trasferimento è stato disposto dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ed è motivato da ragioni esclusivamente mediche, ma non cambia la linea dura sul 41 bis. Ieri il medico di fiducia di Cospito, Angelica Milia, aveva sostenuto che il detenuto era a “rischio fibrillazione”, in conseguenza del suo calo di peso dopo 103 giorni di sciopero della fame, e ne aveva sollecitato il trasferimento.
L’avvocato di Cospito ha chiesto alla Cassazione di rivedere la misura del 41 bis, ma l’udienza sarebbe stata fissata per il 20 aprile. «In quella data sarà morto», ha detto il suo medico di fiducia che lo ha visitato in carcere, secondo cui il leader anarchico sarebbe già da un momento all’ altro «in pericolo di vita».
Nella notte del 26 gennaio, Alfredo Cospito è caduto nella doccia e si è rotto il naso, «è stato curato nella clinica di Otorinolaringoiatria di Sassari per ridurre la frattura scomposta alla base del naso, ma ha perso molto sangue, è debole, ha difficoltà ad avere una normale termoregolazione corporea», ha detto il suo difensore, l’avvocato Flavio Rossi Albertini. “Attualmente indossa quattro o cinque maglie e tre paia di pantaloni, ha sempre freddo e non ce la fa più ad uscire e camminare nell’ora d’aria, si sente molto debole, tanto che sta utilizzando la sedia a rotelle».
L’avvocato ha inoltre assicurato che il leader insurrezionalista proseguirà lo sciopero della fame. «Su questo – ha aggiunto – non c’è alcun dubbio, è determinatissimo. Se vogliono il martire, lo avranno».
Giuristi e intellettuali hanno sottoscritto una petizione per chiedere almeno il temporaneo annullamento della misura del 41 bis, per scongiurare la sua morte in carcere.
Intanto proseguono le azioni dimostrative in suo sostegno. Dopo gli attacchi alle sedi diplomatiche italiane di Berlino, Barcellona, Madrid e Atene ,in Spagna e in Germania, gli anarchici hanno colpito anche Milano, Roma, Torino, Napoli, Bologna, Bari e Cagliari.

A Torino venerdì 27 gennaio alcuni cavi di un ripetitore di telefonia mobile sono stati incendiati e sul posto é stata trovata dai carabinieri la scritta “Fuori Cospito dal 41 bis”.
Sabato 28 gennaio, a Roma si é tenuta una manifestazione per sostenere la causa di Alfredo Cospito e momenti di tensione tra polizia e manifestanti non sono mancati. Nel corso del sit-in gli anarchici hanno provato più volte a forzare i cordoni delle forze dell’ ordine in assetto anti-sommossa con lanci di bottiglie e fumogeni e, a manifestazione terminata, hanno rovesciato tavolini dei bar di Trastevere, vandalizzato cassonetti e danneggiato fioriere e motorini parcheggiati in strada. Nella notte, inoltre, una molotov è stata lanciata contro il distretto di polizia Prenestino a Roma. Il piantone di guardia è intervenuto immediatamente dando l’allarme e le fiamme sono state tempestivamente spente. La notte si é conclusa con 41 partecipanti alla manifestazione denunciati in questura e un agente ferito.

Nella mattinata di domenica, 29 gennaio, una busta contenente un proiettile é stata recapitata per posta ordinaria al direttore del quotidiano toscano “Il Tirreno”, Luciano Tancredi. La busta riportava anche una lettera: un foglio a quadretti con scrittura in stampatello maiuscolo con su scritto “Se Alfredo Cospito muore i giudici sono tutti obiettivi. Due mesi senza cibo. Fuoco alle galere” Il messaggio inoltre era firmato con una “A” che sta ad indicare “Anarchici”.

Ieri, lunedì 30 gennaio, a Milano, ha avuto luogo un’ altra manifestazione in sostegno della causa di Alfredo Cospito, due auto della polizia locale sono state bruciate da alcuni anarchici in viale Tibaldi e alcune molotov sono state trovate in un parco non lontano.
Sempre ieri, a Roma, cinque automobili sono state incendiate nella sede della Telecom: le autovetture tutte marchiate con il brand Tim, erano parcheggiate nel piazzale della sede di via Val di Lanzo. Tre sono state distrutte dalle fiamme e due danneggiate. Su una cabina elettrica, sempre afferente alla sede Telecom, sono apparse scritte contro il 41 bis.


Alfredo Cospito è nato a Pescara il 14 luglio 1967, ma ha trascorso gran parte della sua vita a Torino. Si riconosce nella Fai-Fri (Federazione anarchica informale – Fronte rivoluzionario internazionale), gruppo ritenuto colpevole di aver compiuto svariati attentati terroristici o eversivi (in particolare l’invio di ordigni e plichi esplosivi contro politici, giornalisti e forze dell’ordine).

La sua storia giudiziaria è iniziata nel 2013, quando Cospito ha ricevuto una prima condanna a dieci anni e otto mesi per aver ferito con colpi di pistola alle gambe il dirigente dell’ “Ansaldo Nucleare”, Roberto Adinolfi.
Nel 2022 è stato condannato anche per “strage politica” per aver posizionato, nel giugno 2006, due pacchi bomba davanti alla scuola allievi dei carabinieri di Fossano (Cuneo). Nell’esplosione non ci furono né morti né feriti. Durante il processo svoltosi a Torino, i giudici hanno dichiarato la Fai un’associazione terroristica.
Inizialmente Cospito é stato condannato dalla corte rispettivamente a 20 anni di reclusione per il reato di strage. Nella sentenza si leggeva che l’attentato non aveva causato morti per pura casualità.
Dopo la condanna a 20 anni di carcere, la Cassazione nel luglio del 2022 ha trasformato il reato in “strage contro la personalità interna dello stato”, e nella pena corrispondente, il cosiddetto ergastolo “ostativo”. In una prima fase, Cospito è stato inserito nel circuito penitenziario ad Alta sicurezza, in cui sono riuniti i detenuti per reati di tipo associativo, dopo sei anni, nel 2022, il ministero della Giustizia ha deciso di sottoporre Cospito al regime di 41-bis: la misura introdotta negli anni ottanta per impedire agli affiliati delle mafie di intrattenere rapporti con l’esterno. Tale misura prevede l’isolamento nei confronti degli altri detenuti, la limitazione dell’ora d’aria, una restrizione dei colloqui, il visto di controllo della posta, la revoca di giornali e libri.
Ad applicare il 41-bis è stata la ministra Marta Cartabia, sulla base delle segnalazioni provenienti da Direzione nazionale antimafia e dalla Digos, secondo cui Alfredo Cospito durante la detenzione é stato in grado di fare arrivare all’ esterno del carcere “numerosi messaggi destinati ai propri compagni anarchici, invitati esplicitamente a continuare la lotta contro il dominio, particolarmente con mezzi violenti ritenuti più efficaci”.
Dal 19 ottobre 2022, dunque da più di 100 giorni, Cospito ha intrapreso uno “sciopero della fame”, ossia un rifiuto totale dell’assunzione di cibo che si accompagna anche al rifiuto dell’acqua. Cospito non contesta soltanto l’applicazione del 41-bis, ma anche l’ergastolo ostativo. È il primo anarchico a cui viene applicata questa misura.
Sul caso Cospito e alle azioni degli anarchici in suo sostegno, lo Stato risponde: “Lo Stato non si lascia intimidire da anarchici”, é quanto affermato dal ministro degli Interni Matteo Piantedosi, che ha espresso solidarietà agli agenti impegnati in questi giorni nella tutela dell’ ordine pubblico durante le manifestazioni.
«Credo che lo Stato non debba farsi intimidire da chi pensa di minacciare i suoi funzionari», ha messo in chiaro la premier, Giorgia Meloni, e alle dichiarazioni della premier, si è aggiunta l’opinione del ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Questo non è dissenso, non sono manifestazioni pacifiche, del tutto legittime, ma attacchi contro persone e istituzioni. Con i violenti il governo non si fa intimidire e non scende a patti”.
Ieri sera a Palazzo Chigi si é tenuta una riunione del Consiglio dei ministri per discutere sul 41 bis inflitto a Cospito, dove sono intervenuti in informativa con Giorgia Meloni il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il ministro degli esteri, Antonio Tajani e il ministro dell’ Interno, Matteo Piantedosi.

Al termine della riunione, il ministro della Giustizia Carlo Nordio conferma la linea dura e fa sapere che, per la parte di propria competenza, ritiene di non revocare il regime di cui all’articolo 41-bis, come gli era stato chiesto dalla difesa dell’anarchico con un’istanza formale. Nordio precisa di essersi già “fatto carico delle condizioni di salute del detenuto, avendone disposto il trasferimento nell’istituto di pena di Opera, che è munito degli adeguati presidi sanitari”.
La Corte di Cassazione è chiamata a prendere una decisione in merito nel prossimo mese di marzo. Tutto rimandato all’udienza del 7 marzo, dunque, quando i giudici dovranno decidere sul ricorso presentato dalla difesa contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma che ha confermato il carcere duro nei confronti di Cospito.

In conclusione, noi riteniamo che il fatto che lo Stato debba garantire la salute psico-fisica delle persone in sua custodia é fondamentale, così come lo é un diritto costituzionale, e dunque nel caso specifico va garantito a Cospito tutta l’assistenza medica necessaria, anche se questo dovesse comportare la momentanea sospensione del regime del carcere duro. Noi speriamo anche che non venga strumentalizzata né da chi ne vuole fare una bandiera contro il 41 bis in generale né da chi invece vuole che lo Stato mostri a tutti i costi “la faccia dura”.
Perché se è vero che uno Stato di diritto non può scendere a patti con chi usa la violenza, altrettanto vero è che uno Stato di diritto non può sacrificare la vita di una persona per dimostrare di non piegarsi ai ricatti!

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